
Fotogrammetria per musei e archivi digitali. Un progetto di recupero delle opere di Piero Gilardi.
Vi raccontiamo il progetto di Leo Gilardi, ex corsista di uno dei nostri corsi di Restauro Digitale per i Beni Culturali, nonché figlio del famoso scultore Piero Gilardi. Si tratta di un progetto di fotogrammetria e produzione digitale. Obiettivo del progetto era la scansione 3D e la post produzione digitale di alcune opere storiche dello scultore Piero Gilardi.
Come già anticipato, Leo è figlio del noto scultore e membro del comitato tecnico della Fondazione Centro Studi Piero Gilardi.
La digitalizzazione 3D di archivi storici
Lo scopo di questo articolo è dimostrare la possibilità di utilizzare la fotogrammetria come metodo per documentare e digitalizzare opere e manufatti artistici e storici.
Delle numerose opzioni di digitalizzazione 3D che sono state esplorate negli ultimi due decenni, due sono emerse come leader nei campi dei musei e dei beni culturali: la fotogrammetria e la scansione 3D. Entrambe le opzioni sono realizzabili in un ambiente museale una volta valutati i costi delle attrezzature, l’installazione e il software per determinare la soluzione migliore per il museo.
La fotogrammetria come risorsa per i Beni Culturali
La fotogrammetria è una soluzione conveniente, portatile e flessibile per la produzione di modelli 3D di oggetti di raccolta del patrimonio biologico e culturale. Utilizza la fotografia e un software per creare modelli 3D ad alta risoluzione scalabili, strutturando una mesh poligonale con una serie di fotografie sovrapposte. Questa tecnica è stata usata da Leo Gilardi per creare un archivio virtuale delle opere artistiche del padre, famoso scultore italiano.
Ambienti naturali vs poliuretano.
Piero Gilardi (Torino, 3 agosto 1942) è uno scultore italiano. Ottenne grande fama con i Tappeti natura nel 1965: si tratta di opere realizzate in poliuretano (poliuteranismo), che riproducono in modo estremamente realistico frammenti di ambiente naturale, a scopo ludico ma anche di denuncia verso uno stile di vita ritenuto sempre più artificiale. Tali Tappeti vennero esposti ad Amburgo, Amsterdam, Bruxelles, Colonia, Milano, New York e Parigi.
Rendere fruibili sculture tramite la digitalizzazione
La prospettiva della Fondazione Centro Studi Piero Gilardi nel contesto divulgativo del suo patrimonio è protesa verso il mezzo digitale come veicolo efficace per rendere fruibili ad un pubblico internazionale le opere del Maestro. Allo stesso tempo la volontà dal punto di vista conservativo è anche quella di produrre della documentazione sulle opere che possa essere utilizzata per l’applicazione di tecniche di analisi e di restauro innovative. Questi dati raccolti potranno essere quindi messi a disposizione delle istituzioni di restauro e formazione per la ricerca e la sperimentazione.
Il progetto Digital Collection
La Fondazione avvalendosi della collaborazione di Magazzino Italian Art, Centre Pompidou ed altre realtà culturali internazionali, ha creato il progetto “Digital Collection” in cui sono state digitalizzate dieci opere tra tappeti natura, oggetti di design ed installazioni dagli anni ’60 fino al 2020.
I Tappeti-Natura
Nei Tappeti-Natura l’artista mette in scena una natura artificiale seguendo però i dettami del realismo. Nell’idea dell’artista, queste sono soprattutto opere di cui fare “esperienza”: l’oggetto non è, infatti, opera da contemplare passivamente, bensì dispositivo estetico che implica una dimensione relazionale, coinvolgente e partecipativa. L’oggetto artistico perde, così, la sua aura a favore di una missione sociale che ne completa il valore attraverso l’uso e la funzione.
Una esposizione virtuale aperta a tutti
I modelli ricavati dalla fotogrammetria sono fruibili dal sito della fondazione o dal suo profilo Sketchfab, ma il senso del progetto è anche quello di poter offrire del materiale con un valore esperienziale e ludico, allo scopo di permetterne la condivisione all’interno di progetti di ricerca scolastica ed accademica. La Fondazione si è costituita nel maggio 2012 ad opera dell’artista e di una serie di suoi collaboratori ed estimatori per raccogliere, preservare e trasmettere le testimonianze, le opere e gli scritti del suo lungo e complesso excursus di ricerca artistica iniziato nel 1963 e tutt’ora in corso nell’alveo del progetto culturale del Parco Arte Vivente di Torino.
Il corso di Restauro Digitale e la sua applicazione ad un caso reale
La raccolta di sculture scansionate consiste in una varietà di opere dagli anni 60 fino ad oggi. Le opere sono state scansionate tramite fotogrammetria. Il progetto è iniziato a febbraio 2022 ed è terminato ad ottobre. Leo Gilardi ha messo a frutto gli insegnamenti del corso e ha così condotto di persona le fasi di ripresa fotografica e creazione della nuvola di punti del modello con tecnica SFM. I file post prodotti e dotati di texture colorata sono infine stati caricati sul sito a novembre 2022.
Fotogrammetria e ZBrush per una ricostruzione digitale delle opere scansionate
L’esperienza immersiva fruibile dal sito è coinvolgente e centra in pieno lo spirito del progetto. Come è avvenuta nel concreto la postproduzione dei modelli? Ce ne parla l’autore dell’operazione, Leo: “data la natura complessa dei soggetti e quindi con un elevato rischio di errori di elaborazione, ho mantenuto le impostazioni di qualità massime, dalla ripresa fotografica alla creazione della nuvola di punti. Ho ottenuto una mesh molto densa, così da poter fornire più informazioni possibili al software. Successivamente sono passato alla decimazione e alla correzione delle mesh e texture. Tutto questo grazie a zBrush, il software di sculpting digitale usato durante il nostro corso DamA. Sono riuscito infine a esportare i file finali in OBJ o FBX. I modelli pubblicati sono una versione molto decimata di quelli prodotti per l’archivio della fondazione, anzi ho avuto i miei grattacapi per produrre qualcosa di fruibile al pubblico ma che non subisse troppa perdita di dati a livello qualitativo.
Le potenzialità di un modello 3D scansionato da un’opera d’arte reale.
Chiediamo a Leo quale valore aggiunto ritenga possa avere un modello scansionato in 3D di una scultura rispetto ad una sua classica rappresentazione bidimensionale. “La capacità del modello 3D di mantenere un oggetto “esplorabile” attraverso la sua osservazione dinamica, gli conferisce un’attribuzione coincidente con una delle caratteristiche dell’arte, cioè quella di essere vissuta in modo soggettivo, attraverso un percorso di interpretazione personale” ci risponde. E conclude: “Se pensiamo ad una scultura a cui non possiamo accedere direttamente, un suo modello 3D immersivo può essere considerato il modo più corretto di guardarla ”.
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